venerdì 3 febbraio 2017

Esercizi spirituali d'Avvento: ecco la nostra sete d'infinito

«Pavia è una città fortunata. Conserva un passato ricco, una storia affascinante e numerosi tesori artistici. Ma il suo cuore ha un battito giovane, proprio come le sue strade invase ogni anno da più di ventimila studenti che la scelgono come luogo dove crescere culturalmente e umanamente. Non sempre, però, siamo capaci di far fruttare al meglio queste grandi potenzialità. 

Una proposta è arrivata dal Vescovo Corrado, dalla pastorale universitaria e dalla pastorale giovanile della diocesi di Pavia: esercizi spirituali per i giovani. Tre serate, 29-30 novembre e 1 dicembre 2016, pensate per meditare insieme la Parola, cercando risposte alle domande di senso che scuotono la vita dei giovani.

Icona esposta nella basilica di Santa Maria del Carmine a Pavia

Alle porte dell’Avvento, una provocazione: “Se tu conoscessi il dono di Dio”. La sete che spinge la samaritana al pozzo è anche la nostra, così come ci appartiene, a volte, la paura dell’incontro, una paura così forte da farci cercare l’acqua nelle ore più calde, quando siamo sicuri di non trovare nessuno sulla nostra strada. La samaritana, però, stavolta non è sola; la sua inquietudine la porta a incontrarsi, quasi a scontrarsi, con Gesù. E la sua sete è più profonda del pozzo stesso. Questa sete, ci ha ricordato il Vescovo Corrado, appartiene a tutti gli uomini. È sete di bontà, di speranza, di giustizia.  

Quanti poeti, uomini vivi, hanno parlato di questa sete d’infinito? Pur non credendo, pur non conoscendo il dono di Dio, essi erano mossi da un’arsura profonda, che li spingeva a cercare il senso più profondo della loro vita. È l’incontro con Gesù che placa la nostra sete, ed è solo tenendo viva la nostra inquietudine che siamo mossi verso l’acqua, così da diventare anche noi sorgenti di acqua viva. 

Dopo la sete, la ricerca, ecco lo sguardo: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò”. Quale ricchezza più grande della giovinezza? Anche noi oggi siamo chiamati a incrociare lo sguardo di Gesù, a lasciarci amare da due occhi che possono trasformare ogni dolore in gioia. E, forse, allo sguardo di Gesù possiamo arrivare attraverso gli sguardi dei nostri fratelli. Lo sguardo del nostro Vescovo, che ci ha guidati come un pastore e un amico in queste meditazioni, lo sguardo di don Daniele, che ci ha accolti con entusiasmo in una chiesa del Carmine calda e luminosa, gli sguardi tra i cantori del coro dei giovani universitari “Con un cuore solo” e l’assemblea. Gli sguardi di tutti noi, accesi da una inestinguibile sete d’infinito». 

("La nostra sete d'infinito", Giacomo Bertoni, articolo apparso su “il Ticino” di venerdì 23 dicembre 2016, anno 125, n. 48, p. 17)

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