martedì 4 luglio 2017

Il miracolo di Charlie Gard

Eccoli. Li aspettavamo, li temevamo. Sono arrivati i “motivi legali”. «L’ospedale ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa un’ulteriore nota triste". Lo ha detto Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, a margine della presentazione della Relazione Sanitaria e Scientifica 2016» (ANSA). 
Sì, li aspettavamo, perché qualcosa nell’aria è cambiato durante il fine settimana. Dopo la straordinaria presa di coscienza di venerdì, quando la corsa delle lancette dell’orologio verso le 13 ha scatenato uno tsunami di civiltà, l’attenzione mediatica ha incominciato a scemare, a farsi intermittente. È tornata, almeno nella maggior parte dei casi, al buon vecchio politicamente corretto. La spiegazione è semplice: Charlie rischia di salvare il mondo. 


Rischia di disperdere la nebbia ipocrita che aleggia sull’Europa, svelando al mondo che le grandi creazioni colorate della politica schiava delle lobby non sono altro che monumenti di cartapesta. Ponti di opportunismo e convenienza, costruiti con scelte di comodo e fondati su interessi economici. È il grande lunapark degli slogan, dell’amore che vince a parole, dell’accoglienza come nuovo mantra mondiale. Bugie smentite dalla crudeltà che Connie e Chris Gard stanno subendo. Ma è un sistema complesso, articolato, che ha avvertito una crepa nei suoi ingranaggi e, come un serpente, si appresta a cambiare pelle. 


Eppure Charlie sta. E finché Charlie sta, c’è speranza per l’Europa. Nessuno l’ha scritto meglio della giornalista Raffaella Frullone: «Charlie non sorride, non gattona, non mangia le prime pappe, Charlie semplicemente sta. Eppure semplicemente stando, semplicemente esistendo ha scatenato di tutto. Guardiamo solo all'Italia. Moltissime persone si sono date appuntamento nelle chiese, nelle piazze e nelle strade con veglie e fiaccolate, molti si sono mobilitati fuori dalle ambasciate inglesi, c'è chi ha scritto al Presidente della Repubblica portando migliaia di firme e chiedendo per Charlie la cittadinanza italiana, chi si è rivolto a Papa Francesco con un appello che ha raccolto adesioni da tutto il mondo, c'è chi ha mandato fiumi di mail all'ospedale in cui è in cura, chi ha scritto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, chi si è rivolto a Theresa May, alla Santa Sede, a Trump, a Putin, e chi più ne ha più ne metta. 
Migliaia di persone in tutta Europa e anche oltre stanno cercando di abbattere la coltre di silenzio mediatica su questo caso cercando di far conoscere la sua vicenda e scrivono, raccontano, spiegano. In moltissimi, soprattutto, hanno alzato gli occhi e il cuore a Dio e stanno pregando incessantemente chiedendo per intercessione di Maria che Charlie non venga ucciso, parecchi digiunano e offrono sacrifici. Il tutto per un bambino che non sorride, non gattona, non mangia le prime pappe e per di più è un emerito sconosciuto figlio di emeriti sconosciuti che per giunta vivono in un altro paese. Quanti altri bambini di dieci mesi fanno questo? Non sono forse miracoli questi? 
Charlie semplicemente sta. Attaccato alla croce, sta. Con una sentenza di morte che pende sul suo capo, sta. Le uniche due cose che sappiamo con certezza della sua condizione è che soffre e che è immensamente amato. Queste due cose bastano per renderlo capace di muovere il mondo. I miracoli esistono e noi abbiamo le prove. Non smettiamo di chiedere a Dio che fermi la mano di coloro che lo vogliono far morire e faccia il miracolo ancor più grande di convertire i loro - e i nostri - cuori».

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